Un giorno tuo padre spalanca la porta d’ingresso esclamando: ”Mi hanno fregato mezzo milione di vecchie lire!”.
Tu ci sei abituata, sai che sul campanello la targhetta riporta la scritta “manicomio” e non “famiglia…”. Ti volti e con assoluta naturalezza, chiedi: ”Sarebbe a dire?”.
“Vedi questo anello, il mio anello? Lo porto al dito da venticinque anni, venticinque anni!”.
L’anello è apposto, ma in effetti la pietra al centro manca. Gli uomini di una volta (tuo padre ha una certa età) portano ancora orribili anelli con la pietra al centro, che sia brillante, rubino, poco conta. Fanno schifo.
“E dov’è andata a finire? Te l’ha sfilata una zingara?”
“Capitano tutte a me! Tutte a me! Ho sollevato il coperchio di un tombino e sono sicuro che la pietra è caduta lì dentro, l’ho vista prima di andare via, mi devi aiutare a recuperarla.”
“Allora non te l’ha rubata nessuno e…cosa dovrei fare, scusa?!”
“Non dire niente a tua mamma, mi raccomando!” sibila tuo padre.
Tu non commenti. Sai che ti toccherà assecondarlo nell’ennesima follia.
Qualche ora dopo…
Arrivi sul luogo del misfatto dopo un tragitto durante il quale vi siete scambiati frasi come: “Che caldo oggi”, “Sì, vero.”, “Stasera pioverà”, “Ah…”.
Capita sempre così.
Attorno a te fabbriche, sei in una zona industriale. I rumori metallici dei macchinari in funzione bucano l’aria calda.
Avete portato via nell’ordine: una bacinella, un tubo vuoto di palline da tennis, un sottovaso in plastica, una paletta (che tu ricordi aver usato per raccogliere la pupù del tuo cane in giardino), una tenaglia, un punteruolo o qualcosa di simile, sacchetti di nylon, una tavola di compensato, una torcia.
Tuo padre si avvicina al tombino che non è un tombino, ma un pozzetto e c’è una bella differenza.
Un pozzetto è un foro di un metro quadrato, profondo un metro e mezzo, dentro cui ci sono vari tubi e manopole.
“Avevi parlato di tombino e qui non c’è una spanna di acqua, molta di più!”
Tuo padre illumina con la torcia il punto in cui si ricorda di aver visto l’ultima volta questa famosa pietra.
“Vedi?”
“Guarda che potrebbe essere tutto e niente, un pezzo di vetro e poi c’è un sole accecante sopra le nostre teste, la torcia non illumina un bel tubo.”
A nulla servono le tue ovvie constatazioni, tuo padre decide di calarsi nel pozzetto.
“Ti potresti far male!” lo avverti.
Sudi. Tuo padre appoggia i piedi sulle tubature che occupano quasi per intero lo spazio e visto che non è propriamente un fuscello, temi che si romperà tutto. Non contento incastra un piede tra le tubature e la parete del pozzetto.
“Ahi!”
“Tu sei matto! Vieni fuori di lì!”
Perlustra con la pila il fondo, smuove l’acqua che naturalmente diventa torbida.
“Non si vede un accidente, passami il tubo e avvicina al bordo la bacinella.”
Riempie il tubo d’acqua e ti chiede di svuotarla nella bacinella.
“Non ce la farai mai, c’è troppa acqua.”
Osservi l’acqua nella bacinella. Ha un colore poco rassicurante e dentro vi nuota di tutto.
“Ma quest’acqua da dove arriva?”
“Acqua piovana.”
Tiri un sospiro di sollievo.
Tuo padre decide di tornare in superficie. Un piede è fradicio, i pantaloni sono sudici.
“Dai, basta, non la troverai mai.”
Più cocciuto di un asino, si cala nuovamente. Raccoglie fanghiglia che si è depositata sul fondo, la ispeziona, continua a ripetere che è lì, lui lo sa.
Riemerge e ti coinvolge nella ricerca sulla terraferma. Guarda ovunque, tra le erbacce, per terra, compie nuovamente il percorso, dicendo “Son stato qui, poi sono andato là…”.
Tu fai finta di cercare. Non parliamo di un pompelmo, ma di una punta di spillo. Se si trattasse di un anello, allora ci sarebbe qualche speranza di ritrovarlo, ma una minuscola pietra che può essersi infilata chissà dove, per di più all’aperto è impossibile da ritrovare.
Eppure tuo padre è disperato, scuote la testa e ricordi anche tu, che una volta, hai sbroccato pensando di aver perso la catenina che porti sempre al collo. Mezz’ora di puro delirio in cui a momenti strappavi i cuscini del divano con i denti, salvo poi infilarti una mano nel reggiseno e scoprire che la bastarda si era sganciata e riposava tranquilla tra le tue poppe.
Tuo padre si cala per la terza ed ultima volta poi decide di lasciar stare e tornare a casa, ma sei sicura che domani mattina tornerà lì di nuovo.
Sto ascoltando: Band of horses – Cease to begin