Fossili

“Due anni fa Friedrich aveva inserito su Myspace un video in qualche modo premonitore: un viaggio verso l’Ungheria, guidava in maniera pericolosa, staccando anche le mani dal volante.”
(Corriere della sera, 19.03.08).

Dopo che quel coglione ha travolta e ucciso le due povere turiste irlandesi, è stato rintracciato il suo video su Myspace che ha fatto il giro dei telegiornali, è finito sui quotidiani, ovunque.
Se mi avessero detto, dieci anni fa, che le cose sarebbero andate così non ci avrei mai creduto.
Oramai quasi tutti hanno un blog, un sito, un video su Youtube, Myspace, Facebook, siamo ovunque, rintracciabili, intercettabili, ricattabili.
La vita è diventata una finestra dalla quale ci affacciamo, ci esibiamo, ci mettiamo in mostra e anche se non vogliamo ammetterlo facciamo tutto questo per lasciare una traccia.
Vogliamo esserci, a tutti i costi, uscire dall’anonimato.
Perché ho un blog? Mi piace scrivere, ma mi piace anche essere letta, altrimenti potrei riempire quaderni è tenerli chiusi in un cassetto.
Tempo fa, ho letto da qualche parte di un blog in cui le persone lasciavano commenti nonostante la blogger fosse purtroppo deceduta.
Per me questa è pura fantascienza, materia per Orwell, Dick e compagnia bella, ma sicuramente qualcuno avrà scritto un libro sull’argomento e io non l’ho letto.
Il mio turbamento rimane e continuo a riflettere su questa storia della traccia che poi è il tema di fondo dell’esistenza. Chiunque vuole lasciare un segno della sua presenza altrimenti perché si mettono al mondo i bambini? Non ditemi per il piacere di lavargli il culetto, vederli sputare o insultarti quando diventano grandi. Un bambino che un po’ ci assomiglia, che porta il nostro cognome, nelle cui vene scorre il sangue di famiglia è la nostra impronta su questa terra, la prova tangibile che siamo vissuti.
Io, per quanto mi riguarda, preferirei scrivere un libro, un solo bellissimo libro, ma ognuno ha le sue idee in merito.
Oramai il web è un’altra vita, una seconda possibilità di vita. Possiamo fingere di essere qualcun’altro, possiamo inventarci infinte esistenze, possiamo apparire brillanti e spiritosi anche se siamo apatici e noiosi e questa immagine di noi possiamo mantenerla per l’eternità.
E qui ciccia fuori la durata. Molti anni fa, quando chattavo, ho conosciuto un tizio (inglese, americano? Boh). Ci sentivamo spesso, ma all’improvviso è scomparso.
I rapporti nati in Internet sono traballanti perciò me ne ero fatta una ragione, amen.
Circa un anno dopo mi arriva una mail dal fratello del tizio che, disperato, lo cerca. Aveva raccolta tutti i suoi contatti e chiedeva notizie visto che suo fratello era partito per un lungo viaggio, ma non era più tornato.
Ditemi voi, se questo episodio non è la prova che ciò che lasciamo su Internet rimane.
Io mi sento un po’ Highlander, lo ammetto.

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