Un libro alla settimana

Oggi parliamo di: Avrei dovuto restare a casa di Horace McCoy

avrei dovuto restare a casaMcCoy iniziò a lavorare come sceneggiatore a Hollywood nel 1931 e proprio dal suo lavoro sul campo scaturì questo romanzo breve. I protagonisti, Ralph e Mona, sono due giovani pieni di belle speranze arrivati dalla provincia (Georgia e Oklahoma) a Hollywood. Sicuri che diventeranno divi del cinema, aspettano che qualcuno li chiami per fare le comparse, non hanno soldi per pagare la pigione o il conto al mercato.
Quando incontrano Mrs. Smithers, una ricca vedova che organizza party nella sua villa a Beverly Hills, si vedono proiettati nello sfavillante mondo delle celebrità, ma non sapranno sfruttare l’occasione a dovere, cederanno a compromessi umilianti per poi ritrovarsi con in mano un pugno di mosche.
Ralph che ripete più volte “Se ce l’ha fatta Gary Cooper posso farcela anch’io” ha l’animo di un bambino che tiene tra le dita il filo di un palloncino. Cammina con il naso all’insù, non guarda dove mette i piedi e quando inciampa, rimane carponi a vedere il palloncino che vola via.
McCoy è abile e spietato nel tratteggiare la città delle illusioni quanto nell’evidenziare l’ingenuità di coloro che nelle promesse di gloria rimangono impigliati. Mona più concreta dell’amico, caparbia e furba, risolve la situazione in modo deludente pur di non vivere nella misera; Ralph, tutto teso a diventare il divo del secolo, non cerca di migliorare quell’accento causa di rifiuto ai provini e cade tra le braccia della ricca vedova sicuro che l’aiuterà.
Ralph e Mona come tutti i personaggi che gravitano attorno a loro sono presenze inconsistenti che si perdono inseguendo miraggi, sperando nel domani, senza far nulla nell’immediato presente.

“Da Vine Street svoltai in Hollywood Boulevard, verso occidente, dicendomi che ero pazzo a confessarmi sconfitto. Non era tutto perduto. Ed io non ero a casa, ma ero qui, invece, sul celebre boulevard, a Hollywood, nella città dei miracoli, dove oggi, forse, o tra un minuto, qualche regista, passando, avrebbe potuto scritturarmi…”
(Avrei dovuto restare a casa, H. McCoy, 1938, il melangolo)

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1 Commento

  1. cigale

     /  23 agosto 2009

    Sei speciale quando tiri fuori queste piccole “chicche”. E il Melangolo, in sordina, sforna libri da intenditori col palato raffinato. Bella recensione.
    😎

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