Dalla sala per voi

elegy“Ancor più grave è l’indifferenza riservata a Lezioni d’amore tratto dall’Animale morente, romanzo senile del grande Philip Roth.”, scrive Claudio Carabba nel Magazine.
Ho visto Elegy una ventina di giorni fa e mi sono dimenticata di scriverne. Anch’io quindi l’ho archiviato perché, pur essendo un buon film diretto da una bravissima regista, non lascia il segno ed è vittima di molti errori.
Innanzitutto il titolo, l’abbiamo detto tutti: tra Elegy (titolo originale del film) e L’animale morente (titolo del libro), si sono infilati i titolisti italiani che si divertono a scaricare carriole di letame sui titoli originali. Questi deficienti prediligono due vocaboli: “amore” e “matrimonio” per accalappiare l’attenzione. Tutto sommato funziona con chi conosce solo quelle due originali parole, di certo non convince gli uomini, i lettori del libro di Roth, quelli che leggono “Lezioni d’amore” e fanno penzolare la lingua di lato emettendo un bleahhh.
Non aiuta neanche il trailer che trasforma l’intera vicenda in una sordida storiaccia di gelosia e ossessione. Guardatevelo, sembra un thriller a basso costo, ma non è tutto.
Tolto il fatto che il libro non mi è piaciuto al tempo e non mi piacerà mai perché Roth chiude la vicenda pescando dal mazzo una carta banalissima da scrittore di mezza tacca, speravo in un guizzo finale e invece il film è fedele al romanzo. Quello che mi chiedo è: se la sceneggiatura è così “leale” perché hanno scelto Penelope Cruz (classe 1974) per interpretare una giovane studentessa ventiquattrenne? Nel libro, Consuela Castillo è una donna fatta e finita a quell’età, ma non si può pensare che basti un cerchietto e una frangetta per rendere la Cruz giovane. Regole del cinema, hanno imposto l’attrice direte voi, ma la Cruz è davvero fuori posto e sballa tutto il film.
Spiace che un progetto così debole sia stata affidato alla sorprendente regista Isabel Coixet che ce l’ha messa tutta per far la differenza (la trama non è delle più brillanti) e che è stata tanto intelligente da non concentrare l’attenzione sulle scene di sesso che nel libro abbondano.
Un consiglio: mettete da parte questo e recuperate “Le cose che non ti ho mai detto”, “A los que aman” ma soprattutto “La mia vita senza me” entrato di diritto tra i miei film preferiti.
E no, nonostante i titoli, non sono film da femmine.

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