Tempo fa, sulle pagine di questo blog, una gloriosa rubrica faceva capolino una volta alla settimana, più o meno. Si trattava di “Un libro alla settimana” e mi dispiace aver tradito il mio impegno.
Ho continuato a leggere, non potrei farne a meno, ma l’argomento mi ha appassionato a tal punto che ho perso la bussola. Tutto è partito da uno straordinario romanzo del 2007, Ultimo parallelo di Filippo Tuena. Quanto segue è un resoconto incompleto: le parole, questa volta, non bastano.
Se giovedì 5 novembre volete rivivere l’incredibile impresa di Scott e compagni con Tuena e noi di CaRtaCaNta, ci vediamo alle ore 21 alla libreria Mondadori di Vicenza.
Ultimo parallelo di Filippo Tuena, Rizzoli, 2007
Compito del recensore è di illustrare e giudicare criticamente uno scritto, ma questa volta il libro in questione, Ultimo parallelo mi ha sconvolto a tal punto da non riuscire, per mesi, a scriverne anche due righe.
Mi sono aggrappata all’appiglio della seconda lettura sperando di prenderne le distanze e invece sono ancora qui che procedo a tentoni come gli esploratori in balia del blizzard.
Ultimo parallelo cosa racconta e soprattutto cos’è?
Il “cosa” è Storia ovvero la tragica spedizione al polo sud guidata da Scott nel 1910-1913. Dopo aver percorso 750 miglia a piedi, Scott, Wilson, Bowers, Oates, Evans raggiungono il mitico 90° parallelo, ma la bandiera norvegese di Amundsen è piantata già da cinque settimane sulla distesa ghiacciata.
Se fosse un semplice resoconto dei fatti, avrei tra le mani un volume simile a molti altri, ma Filippo Tuena, si è spinto oltre, la quarta di copertina non mente “è un libro aspro, imprevedibile, disorientante che ha pochi paragoni nella letteratura italiana contemporanea” e qui torniamo al “cos’è”.
È una voce narrante tanto misteriosa da perderci il sonno, impalpabile presenza, l’uomo in più che procede sulla Barriera accanto ai pony, ai cani, agli uomini, che tutto vede e conosce.
È un ritratto equilibrato e inedito di Robert Falcon Scott, capitano della Royal Navy, che si è consegnato al mito morendo di stenti in una tenda, che fino all’ultimo ha scritto con le dita congelate un diario (leggetevi I diari del Polo, Carte scoperte).
È l’Antartide dove l’immobilità del paesaggio inganna, dove il ghiaccio è irrequieto, dove il freddo morde, dove la Natura annienta l’uomo.
È un senso di disorientamento fortissimo, lo avvertono gli esploratori, lo percepiamo noi rispetto ai tempi che stiamo vivendo.
Ultimo parallelo è molto più di questo. È un romanzo potente che trascina, spaventa, che incolla alla pagina e respinge, il cui effetto pare inesauribile pur rileggendolo a distanza di tempo, uno scrigno prezioso che incanta e inghiotte. “Vorrebbero procedere ma i loro sforzi si fanno sempre più inefficaci e la slitta che trascinano pesa maledettamente ogni giorno di più e il freddo si fa sempre più intenso e la luce del giorno è sempre più debole e le giornate poco alla volta vengono ingoiate dalla notte che avanza a reclamare il tempo del suo dominio”.
Da un paio di mesi vivo una passione che travolge, che lascia senza fiato, leggo qualsiasi libro su Scott e compagni. Merito dell’autore che ha scritto un romanzo straordinario.
Questa non è una recensione, ma il resoconto di una singolare empatia che si è creata tra storia e lettore. A proposito della voce narrante, Tuena ha detto: “Chi è il lettore se non l’ombra che accompagna i personaggi?”.